Cristiano De André per la prima volta traduce i suoi silenzi più intimi e lo fa con una premura vergine. Compie un lungo viaggio a ritroso, dalle doglie di una madre su una slitta, in una Genova innevata, alla visione di un ciuffo notturno che canta i giorni in cui verranno a chiedere dell’amore. Dall’ansia di un sequestro, al germogliare dei colori isolani, belli di libertà, feroci come il sangue adolescenziale. Dal mare, che ora dona un dentice sotto gli occhi increduli di un padre, ora alza l’onda e ingoia la serenità di una famiglia, alle fughe continue da un qualcosa che non arriva. E se arrivasse, non conoscerebbe il gesto della carezza. Da una Londra che punge e annienta e lega a un letto d’ospedale, all’innocenza della musica in un conservatorio. Dalle tournée negli anni di piombo, all’emozione della propria voce che fa l’eco in uno stadio. Dal perdonare al perdonarsi come atto estremo di sopravvivenza da confidare a un figlio.
Cristiano De André si racconta in un’autobiografia sofferta e tormentata che ruota attorno al suo rapporto con il padre Fabrizio, gigante della musica italiana. Una narrazione intima e un’occasione unica per fare finalmente i conti con un passato tribolato e un futuro ancora assolutamente da scrivere.